Risultati del 3° Covid Survey WEC: diversità e resilienza le parole chiave della ripresa

  A un anno dal suo inizio, gli effetti della crisi pandemica da COVID-19 continuano ad avere impatti significativi, e disomogenei su economie e società in tutto il mondo. Il World Energy Council sta lavorando insieme al proprio network globale per esplorare l'impatto che la crisi sta avendo sul settore energetico, acquisendo informazioni chiave nell’ottica di una condivisione del know-how utile alla ripresa.  Gli insight raccolti possono supportare la comunità energetica nel formulare una risposta resiliente e sostenibile, per una ripresa giusta e inclusiva. Questa attività di monitoraggio e analisi sugli scenari post-Covid, viene portata avanti grazie al contributo della community globale del WEC, che ha fornito il proprio qualificato punto di vista in una serie di “COVID Survey” giunti oggi alla terza release. Il terzo round del Covid-19 Global Survey WEC, dal titolo “Covid implications and outlook: recovery with energy diversity and resilience”, aggiorna l’indagine iniziata nel 2020 con le attuali tendenze e azioni del mondo industriale energetico. I risultati del brief si basano sulle risposte ricevute nel mese di febbraio 2021 e forniscono una prospettiva globale, con approfondimenti selezionati su specifici settori del sistema energetico. I precedenti sondaggi hanno permesso la costruzione del primo World Energy Transition Radar al mondo, uno strumento innovativo che facilita il dialogo strategico per la ripresa tra i diversi stakeholder.   HIGHLIGHTS DAL 3° COVID SURVEY WEC Gli approcci adottati per la ripresa appaiono diversi in base alle aree regionali e alle aziende energetiche prese in esame, riflettendo i diversi punti di partenza, circostanze e ambizioni.  Mentre la visione di un mondo post-pandemico è ancora poco chiara, emergono chiaramente diversi segnali:   1. Nessun ritorno a una normalità pre-pandemica. Quasi la metà (48%) della comunità energetica globale del WEC si aspetta una “nuova normalità” diversa dal mondo pre-pandemico, che richiederà forme di adattamento e politiche innovative. Da sottolineare come si tratti di una percentuale tre volte superiore a quella riscontrata ad aprile 2020. Il 14% degli intervistati non crede che il picco dell’impatto pandemico sia stato raggiunto e ritiene ci sarà ancora un esteso periodo di incertezza. Il mondo post-Covid vedrà anche un cambiamento nella domanda energetica. Con l’allentamento delle misure restrittive a livello internazionale, il 65% degli intervistati prevede si avrà uno spostamento (32%) o una crescita (33%) della domanda dovuta al cambiamento dei comportamenti, con una maggiore attenzione alle azioni di green recovery volte all’abbattimento delle emissioni di carbonio. Si riscontrano alcune interessanti differenze a livello regionale: se per l’Africa il 55% degli intervistati prefigura un importante aumento della domanda, per quanto riguarda l’Asia un significativo 18% degli intervistati prevede un trend decrescente.  

  2. Aumentare la resilienza delle aziende energetiche. Se nell’aprile 2020 la quasi totalità (96%) delle aziende energetiche registrava un significativo impatto della pandemia sul proprio business, oggi quel numero è sceso al 28%, con il 69% delle aziende che evidenzia un impatto “lieve” (58%) o nessun impatto (11%).  Gli effetti negativi principali continuano a riferirsi al calo della domanda energetica e dei servizi (36%), mentre gli impatti sulla produttività vengono menzionati dal 27% delle aziende (contro il 48% dello scorso aprile). Il survey restituisce quindi un settore energetico resiliente, le cui aziende hanno imparato a “navigare nell’incertezza”, modellando i propri modelli di business e riallocando i propri investimenti rispetto ai settori tradizionali: il 56% delle società energetiche dichiara di investire maggiormente su digitalizzazione e comunicazione; mentre il oltre 40% sta investendo in Ricerca e Sviluppo per processi di corporate transformation.   3. Molteplici percorsi di recupero. La crisi ha dimostrato che non c’è una soluzione univoca alla pandemia. Nonostante la diversità d’approccio per peculiarità geografiche, circostanze e ambizioni, molti Paesi stanno trasformando questa crisi in opportunità di trasformazione, e il 51% della comunità energetica globale WEC indica che le azioni di recupero dalla crisi imprimeranno un’accelerazione alla transizione energetica. Si registrano però importanti variazioni regionali: per Asia (65%) ed Europa (56%) si avranno impatti positivi verso la Transizione, mentre il 50% delle risposte pervenute dall’Africa vedono uno slittamento della fase di transizione proprio a causa del Covid-19.   Nelle regioni più ottimiste e ambiziose, le soluzioni di ripresa degli stakeholder premono sulle seguenti direttrici:
  • Ride-sharing avanzato (veicoli elettrici e autonomi) con sempre maggiore penetrazione di energia pulita (es: idrogeno)
  • Riutilizzo infrastrutture esistenti per penetrazione di fonti di energia pulita (idrogeno)
  • Flessibilità della rete;
  • Ecosistemi locali innovativi;
  • Promozione di nuovi modelli di sviluppo circolare e rigenerativo.
Per le regioni con un’agenda di azione meno “trasformativa”, le priorità includono:
  • Creazione di posti di lavoro;
  • Maggior efficienza dell’uso finale dell’energia;
  • Produzione interna
  • Protezione ambientale
  • Piano d’azione per le infrastrutture
  4. L’uomo al centro della Transizione Energetica  L’essere umano è centrale per la transizione energetica e il ruolo della società e dei consumatori viene sempre più considerato centrale in questo processo.  Secondo la maggioranza degli intervistati, accrescere il ruolo dei consumatori all’interno dei sistemi energetici è infatti fondamentale per la ripresa. Informazione, istruzione e coinvolgimento dei cittadini sono gli approcci più importanti per dare maggior rilievo attivo ai consumatori; ma risultano importanti anche incentivi governativi, politiche energetiche coerenti ed un cambio di mentalità del cittadino.     5. Trasformare le sfide in opportunità.  Secondo il 48% degli intervistati, un insufficiente cambio di mentalità e comportamenti, politiche energetiche non chiare e la carenza di meccanismi di incentivo sono tra i più grandi ostacoli alla transizione energetica e al rispetto degli obiettivi climatici sanciti dall’Accordo di Parigi. Un terzo delle risposte dall’Asia indica la necessità di azioni di informazione per professionisti e consumatori non facenti parte del settore; il 30% degli intervistati dall’Africa sottolinea invece la mancanza di tecnologie adeguate. Emergono tuttavia nuove strade e soluzioni per trasformare le sfide in opportunità.  Il 49% degli intervistati guarda ad una nuova e variabile domanda energetica; mentre il 31% degli intervistati sottolinea l’importanza del nesso energy-digital, con la crescita del lavoro da remoto/home working. Anche per quanto riguarda i nuovi settori e soluzioni permangono differenze regionali, con gli stakeholder asiatici che si focalizzano sulle tecnologie di rimozione del carbonio; mentre la priorità per America Latina e Caraibi è la creazione di posti di lavoro e per l’Africa la produzione di energia per la sanità pubblica e la catena del freddo.     6. Co-plasmare un nuovo futuro energetico. Se i governi giocano un ruolo chiave nella ripresa secondo il 48% degli intervistati, il 30% sostiene che il progresso per una transizione di successo richieda una responsabilità condivisa, eco-sistemica, che coinvolga l’intero settore energetico e superi i confini settoriali coinvolgendo imprese, società civile, investitori etc. Inoltre, appare evidente che il Covid-19 abbia modificato lo scenario energetico con l’ingresso nel mercato di nuovi attori che contendono la leadership alle energy companies tradizionali.  Nei prossimi 3-5 anni, le aziende energetiche integrate saranno quelle con le migliori opportunità di crescita (71%). Un ruolo di rilievo avranno i giganti digitali che forti della capacità di interagire rapidamente con i clienti, riescono ad espandere le loro attività nei sistemi energetici integrati e nella flessibilità delle reti: così facendo, secondo il 51% degli intervistati, i cosiddetti digital giants possono estendere le loro attività anche nei settori della mobilità elettrica e dei servizi energetici a valore aggiunto. Si aggiungono inoltre altri players quali startup, associazioni di consumatori, aggregatori di domanda e Stakeholder.