L'analisi: continua l'erosione delle quotazioni dei derivati oil

Una fase di transizione sui mercati energetici con prezzi del petrolio e del gas in assestamento

Di Vittorio D'Ermo(Articolo pubblicato su QuotidianoEnergia del 25 luglio 2022)

[ css=".vc_custom_1659359798105{padding-top: 0px !important;}"]Nella giornata di venerdì 22 luglio dopo lunghe e difficili trattative è stato firmato  un accordo tra Nazioni Unite, Ucraina, Russia e Turchia per sbloccare le esportazioni di grano dall’Ucraina a partire dai primi giorni di questa  settimana. Purtroppo, un attacco missilistico alla città di Odessa da parte russa ha rimesso in discussione l’operatività dell’intesa accolta con grande speranza dalla comunità internazionale anche come segnale di positivo per trattative più ampie . La nuova settimana anche se la Russia ha confermato di voler rispettare gli accordi inizia quindi nel segno dell’incertezza che si ripercuoterà anche sui mercati energetici  già in una fase di assestamento. Il peggioramento del clima economico  e le misure adottate dalla autorità monetarie a partire dalla BCE con l’aumento dei tassi di interesse, per contenere le spinte inflazionistiche, stanno portando ad  un ridimensionamento della domanda di energia ed in particolare di quella di petrolio comunque minacciata dai bassi livelli di  scorte e dall’aumento delle incognite sull’atteggiamento dei principali paesi produttori e dello stesso  futuro dell’”OPEC Plus”, fino a poco tempo, fa  a guida Russo-Saudita. Questo asse è stato  rimesso in discussione dalla visita del Presidente americano in Arabia Saudita, con l’obiettivo di  riavvicinare all’Occidente la monarchia saudita  e, specularmente, dalla visita del presidente Putin in Iran per rafforzare il fronte dei paesi filorussi; chiaramente anche in questo caso c’è il riflesso della guerra in Ucraina e del terremoto geopolitico in atto nel mondo. Nell’ultima settimana peraltro la spinta ribassista dei prezzi del greggio in atto da inizio mese, anche per effetto di una netta riduzione di attività sul mercato dei futuri,  è stata contrasta da una serie di aumenti che hanno portato la media settimanale del Brent quotato sul mercato fisico intorno ai 113 $/b  mentre la quotazione media dei futuri si è attestata sui 105 $/b. Nello stesso periodo il greggio americano WTI  sul mercato fisico si è attestato  fisico si è attestato sui 102 $/b mentre la media sul mercato dei futuri è stata di  circa  100 $/b con una quotazione di fine settimana di 94,7 $/b. Gli indicatori di tipo tecnico continuano a segnalare  la possibilità di riduzioni in accordo con le quotazioni sui mercati dei futuri. Il conflitto in Ucraina ha continuato a riflettersi sul mercato del gas dove la Russia, come indicato da un profondo conoscitore del mercato, sta giocando una partita a scacchi con l’Europa che non può vantare le stesse conoscenze. Così, dopo la sospensione “per cause tecniche” dei flussi dal Nord Stream  è stata annunciato il ritorno alla normalità probabilmente per mettere in difficoltà l’Europa nelle sue scelte e minare la sua determinazione a ridurre il peso dell’import dalla Russia. Nell’ultima settimana all’HUB olandese TTF,  i prezzi si sono attestati intorno ai 153,7 EURO/MWh  equivalenti a circa 250 $/b,  in riduzione comunque abbastanza contenuta rispetto a quella precedente. L’indicatore QE  del caro-energia in Europa, rappresentato dalla media settimanale dei prezzi del Brent e del gas scambiato all’HUB olandese TTF, ambedue espressi in dollari per barile, è sceso a 181 $/b in riduzione rispetto all’ultima settimana ma pur sempre a livelli di allarme per l’economia europea. Il mercato dei prodotti ha continuato a registrare riduzioni nella prospettiva di una riduzione della domanda. La quotazione media settimanale della benzina cif Med è stata pari a 1060,8 $/t rispetto ai 1149,5  $/t di quella precedente settimana ed alla media da inizio mese scesa a  pari a 1205,7  $/t. Sullo sfondo un aumento delle scorte sul mercato USA  secondo le ultime indicazioni dell’EIA DOE. La quotazione del diesel, sempre in media settimanale, è stata pari 1121,9    $/t, oltre sessanta dollari  sopra la benzina; si tratta di una conferma del ritorno ad una situazione di vantaggio sulla benzina, collegabile alle difficoltà  dell’industria della  raffinazione a far fronte alla domanda di questo prodotto mentre si rafforza il fenomeno del trasporto di greggi e prodotti con navi che non rispettano le sanzioni (shadow tanker fleet). La quotazione dell’olio combustibile, a basso tenore di zolfo, si è attestata in media settimanale a 624,1  $/t, in netto aumento rispetto alla settimana precedente, mentre l’olio c. ad alto tenore di zolfo è stato scambiato a 470,4 $/t, anch’esso in aumento rispetto alla  sulla settimana precedente, mentre il differenziale tra i due prodotti è salito sopra i 130 $/t. Per la quarta  settimana consecutiva la posizione relativa dei prezzi dei prodotti rispetto al greggio si è indebolita portando ad una sensibile riduzione   dei margini di raffinazione dopo un periodo assolutamente particolare collegabile alla fase più acuta della crisi tra Russia e Occidente.   Con riferimento ad un greggio tipo Brent, lavorato a TRC, il margine di raffinazione, in media settimanale, si è attestato poco sotto  i 10   per barile, mentre   quello relativo ad un greggio con le caratteristiche dell’ Ural ,ad esempio il Dubai, si è mosso intorno ai 12 dollari con il supporto della migliore valorizzazione del diesel ; il margine per un greggio tipo Iranian Heavy è sceso sotto  i dieci  dollari per barile . La riduzione dei prezzi del petrolio e del gas rappresenta uno sviluppo molto positivo ma la situazione generale rimane complessa e piena di incognite.

Di Vittorio D'Ermo(Articolo pubblicato su QuotidianoEnergia del 25 luglio 2022)

Vittorio D'Ermo è Economista dell'energia; Consulente e pubblicista su temi di energia e ambiente; Docente e Professional Fellow WEC Italia. È stato Vicepresidente e Direttore dell'Osservatorio Energia di AIEE - Associazione Italiana Economisti dell'Energia.