L'analisi: da Samarcanda nuove prospettive per i mercati petroliferi

Da Samarcanda nuove prospettive per i mercati petroliferi

Di Vittorio D'Ermo (Articolo pubblicato su QuotidianoEnergia del 19 settembre 2022)

[ css=".vc_custom_1664459326047{padding-top: 0px !important;}"]All’inizio della passata settimana i prezzi del petrolio hanno mostrato segni di recupero, in controtendenza con l’ormai consolidato trend ribassista. Ma ai guadagni delle prime tre sedute si è contrapposta una sensibile riduzione nella seduta di giovedì e un modesto recupero il giorno successivo. Il rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia ha fornito un quadro che lascia poco spazio a forti sviluppi della domanda nell’ultima parte dell’anno, che continuerà ad essere influenzata negativamente dal conflitto tra Russia e Ucraina che appare lontano da una soluzione nonostante i nuovi successi dell’esercito di Kiev e le accresciute difficoltà dell’apparato militare russo. Una richiesta di tregua è venuta dal presidente turco in occasione del vertice Sco (Shanghai Cooperation Organization), che quest’anno ha assunto un rilievo particolare per la peculiare posizione della Russia in difficoltà di fronte alla Cina e alla sua posizione di assoluto rilievo in questo momento storico. Il vertice, svoltosi a Samarcanda (Uzbekistan), ha visto riunite Russia, Cina, India, Pakistan, Iran e i Paesi dell’Asia centrale e prefigura una nuova alleanza, alla quale guarda anche la Turchia, che non mancherà di riflettersi sul mercato petrolifero e sulle vecchie distinzioni tra area Ocse e Paesi in via di sviluppo o tra Opec e non Opec. La nuova articolazione geopolitica si presenta come un blocco molto interessante dal punto di vista della produzione e dei consumi di petrolio e potrebbe dar luogo a nuovi e inediti equilibri. Per quanto riguarda l’offerta, il rapporto dell’Aie sottolinea che in agosto gli aumenti di Libia, Arabia Saudita e Emirati Arabi hanno compensato i cali di Nigeria, Russia e Kazakhstan, portando la produzione mondiale a quota 101,3 di milioni di b/g, mentre la situazione degli stoccaggi non sembra dar luogo a particolari preoccupazioni. Al traguardo di metà mese, la media del Brent quotato sul mercato fisico si colloca così sui 91,6 $/b, mentre la media dell’ultima settimana è stata pari a 92,2 $/b, in recupero rispetto alla precedente. I prezzi per contratti con scadenza nei mesi successivi si sono collocati ancora sotto questa soglia, in linea con il sentimento degli analisti che vedono limitate possibilità di forti rialzi in un mercato dominato dalle preoccupazioni sul lato economico Sempre da inizio mese la quotazione media del Wti è stata di 86,6 $/b, ben sotto la soglia dei 90 $/b. Le quotazioni del gas sugli Hub del Nord Europa, ormai un capitolo a sé data la mancanza di volumi adeguati alla richiesta anche per la rigidità del sistema infrastrutturale dotato di pochi impianti di rigassificazione, si sono mantenute su livelli molto elevati, sebbene in calo rispetto alla settimana precedente. Mentre è sempre forte l’attesa per le decisioni dei Paesi dell’Unione europea in materia di riduzioni della domanda e di interventi sui prezzi a partire dal price cap, all’hub olandese Ttf il prezzo medio del gas nell’ultima settimana è stato pari a 195,6 €/MWh rispetto alla media di agosto, pari a 232 €/MWh. L’indicatore QE del caro energia in Europa, rappresentato dalla media settimanale dei prezzi del Brent e del gas scambiato al Ttf (ambedue espressi in dollari per barile) è sceso a 202,7 $/b, rispetto ai 211,3 $/b della settimana precedente. Il mercato dei prodotti ha continuato a registrare riduzioni in un contesto sempre condizionato dalle conseguenze delle tensioni tra Russia e Paesi Ue, con la Germania che ha assunto il controllo delle filiali tedesche del gruppo russo Rosneft (che gestiscono tra l’altro la raffineria di Schwedt, fornitrice di buona parte dei prodotti richiesti dall’area di Berlino). La quotazione media settimanale della benzina cif Med è stata pari a 849,1 $/t, in aumento rispetto agli 828,1 $/t di quella precedente. La quotazione del diesel, sempre in media settimanale , è stata pari 1048,1 $/t, in riduzione rispetto a quella precedente e con il vantaggio sulla benzina che si è ridotto a 197,7 $/t, rispetto ai 267,6 di quella precedente, segnalando comunque una situazione ben diversa dalle medie di lungo periodo. La quotazione dell’olio combustibile a basso tenore di zolfo si è attestata in media settimanale a 586,7 $/t, in marginale riduzione rispetto a quella precedente; l’o.c. ad alto tenore di zolfo è stato scambiato a 326,0 $/t, in riduzione di oltre il 5%. il differenziale tra i due prodotti si è ancor più allargato sino a toccare i 260,7 $/t, nuovo record dell’anno. L’evoluzione dei prodotti, che hanno perso terreno rispetto al greggio, ha portato a una riduzione dei margini di raffinazione, rimasti comunque a livelli molto alti. Con riferimento a un greggio tipo Brent lavorato a Trc, il margine di raffinazione, in media settimanale, è sceso di poco sotto ai 20 $/b, mentre quello relativo a un greggio medio con le caratteristiche dell‘Ural si è attestato intorno ai 24 $/b, sempre con il supporto della migliore valorizzazione del diesel. Il margine per un greggio tipo Iranian Heavy si è mosso intorno ai 14 $/b.  

Vittorio D'ermo - Articolo pubblicato su Quotidiano Energia del 19 settembre 2022

Vittorio D'Ermo è Economista dell'energia; Consulente e pubblicista su temi di energia e ambiente; Docente e Professional Fellow WEC Italia. È stato Vicepresidente e Direttore dell'Osservatorio Energia di AIEE - Associazione Italiana Economisti dell'Energia.