L'analisi: balzo del petrolio tra geopolitica e attese di recupero della domanda

Balzo del petrolio tra geopolitica e attese di recupero della domanda

Di Vittorio D'Ermo (Articolo pubblicato su QuotidianoEnergia del 24 gennaio 2022)

[ css=".vc_custom_1643204051496{padding-top: 0px !important;}"]Le tensioni geopolitiche e le attese di recupero della domanda spingono il petrolio verso quota 90 $/b mentre i prezzi del gas sembrano stabilizzarsi su livelli comunque di allarme per gli utilizzatori; ancora in pericoloso aumento i prezzi dei prodotti; margini di raffinazione in miglioramento   I prezzi del petrolio, quasi rinvigoriti dal crollo di metà dicembre, hanno fatto nella scorsa settimana un nuovo rimbalzo che li ha riportati ad un livello mai registrato dall’inizio del 2015  quando i prezzi crollarono dagli oltre 100 di sei mesi prima a 50 $/b, a causa dall’irruzione sui mercati dello Shale OIL degli Stati Uniti. Nella giornata di mercoledì 19 il Brent ha, infatti, sfiorato gli 89 $/b ed il marker crude americano WTI ha toccato quota 86,9 $/b, tra l’altro in contrasto con le variazioni di altri indici come, ad esempio, lo Standard&Poor, il Nasdaq, il Dow Jones in calo dall’inizio del mese. Su tale balzo ha inciso certamente la componente geopolitica con l’allargamento delle tensioni dall’Europa, dove si è acutizzata crisi tra Russia e Ucraina, al Medio Oriente con azioni militari che hanno interessato gli Emirati Arabi, tradizionalmente meno coinvolti nelle azioni dei ribelli Houti, e interruzioni dei flussi di greggio da Kirkuk al porto di Ceyan sul Mediterraneo dove arriva anche il greggio dall’Azerbaijan. Tutto ciò, insieme a dati positivi sulla domanda americana di prodotti, è stato sufficiente a modificare il “sentimento” del mercato e a sostenere le quotazioni. In questo inizio d’anno sta anche cambiando la percezione della domanda internazionale di petrolio nei prossimi mesi. La recente pubblicazione dell’OIL Market Report della IEA ha infatti rivisto al rialzo le previsioni per l’anno in corso partendo dalla considerazione della resilienza della domanda petrolifera nell’ultimo trimestre del 2021 nonostante l’esplosione della variante Omicron. Di conseguenza nel 2022 la domanda mondiale di petrolio si dovrebbe attestare a 99,7 milioni di b/g superando quindi i 99,5 del 2019.Rispetto a questo anno l’area OCSE perderà 1,5 milioni di b/g mentre il reso del mondo ne guadagnerà 1,7. Nonostante le previsioni di un rapido declino, la centralità del petrolio resta quindi ampiamente confermata. Per quanto riguarda l’offerta l’incremento di richiesta, rispetto al 2021, di 3,3 milioni di b/g dovrebbe essere soddisfatta per 1,1 milioni di b/g dal complesso dei paesi non OCSE e per i restanti 2,1 dall’OPEC, che in questa fase non ha interesse ad adottare politiche restrittive ma ad assecondare la richiesta garantendosi aumenti di entrate e di quota di mercato. Il barometro dei prezzi è tornato quindi a segnalare tendenza all’aumento anche se al picco di mercoledì è seguito un sensibile ridimensionamento in un contesto caratterizzato da nuovi ribassi di molti indici finanziari. Per il Brent la settimana si è così conclusa a quota 88,9 $/b valore corrispondente alla media settimanale in aumento del 4,5 % rispetto alla precedente Il WTI, dal canto suo, si è portato, sempre in media settimanale, a 84,9 $/b e a 84,0 $/b nella seduta di venerdì. La media settimanale dei prezzi di Brent e del gas scambiato all’Hub TTF, che fornisce una indicazione di massima del caro energia in Europa, è scesa a 115,3 $/barile, rispetto ai 116,9 della settimana precedente grazie alla riduzione dei prezzi del gas, ma è rimasta comunque a livelli di allarme per l’economia. Un peggioramento della crisi tra Russia ed Ucraina potrebbe avere un impatto ancora più importante. I prezzi dei prodotti petroliferi, anche nella terza settimana del 2022, sono risultati in aumento sino a delineare un quadro del tutto diverso dal recente passato. La quotazione della benzina è balzata a 826,5 $/t, con incremento del 4,4 % rispetto alla precedente ed il superamento del massimo del 2021; un nuovo segnale d’allarme per l’inflazione. Il diesel si è portato a 769,8   $/t in aumento del 4,5 % rispetto alla settimana precedente con un differenziale dalla benzina in leggero aumento a 56,7 $/t. È anche continuato il fenomeno della riduzione del differenziale tra diesel e gasolio riscaldamento. La quotazione dell’olio combustibile, a basso tenore di zolfo, si è collocata a 562,3 $/t con un aumento del 4,3 % rimanendo comunque competitivo con il gas; l’olio c.  ad alto tenore di zolfo è stato quotato 481,9 $/t, con un aumento del 5,8 %. Il differenziale tra i due prodotti è così sceso a 80,7 $/t Gli aumenti dei prezzi di alcuni prodotti superiori a quelli del greggio hanno inciso positivamente sui margini di raffinazione che sono migliorati rispetto alla settimana precedente. Con riferimento ad un greggio tipo Brent lavorato a TRC, il margine di raffinazione, in media settimanale, si è attestato verso i quattro dollari per barile; un greggio tipo URAL si è consolidato sopra i cinque i dollari per barile; quello su un greggio tipo Iranian Heavy, si è mosso verso i 2,6 dollari per barile.  

Vittorio D'ermo - Articolo pubblicato su Quotidiano Energia del 24 Gennaio 2022

Vittorio D'Ermo è Economista dell'energia; Consulente e pubblicista su temi di energia e ambiente; Docente e Professional Fellow WEC Italia. È stato Vicepresidente e Direttore dell'Osservatorio Energia di AIEE - Associazione Italiana Economisti dell'Energia.