L'analisi: caro-energia, spinta anche dal petrolio

Caro-energia, spinta anche dal petrolio

Di Vittorio D'Ermo (Articolo pubblicato su QuotidianoEnergia del 17 gennaio 2022)

[ css=".vc_custom_1643208588446{padding-top: 0px !important;}"]Caro Energia: petrolio di nuovo sopra quota 80 $/b per la coincidenza di una serie di fattori rialzisti mentre i prezzi del gas continuano a rimanere a livelli molto elevati; ancora in aumento i prezzi dei prodotti e margini di raffinazione in calo   Al traguardo della prima metà di gennaio lo scenario energetico appare molto diverso da quello di metà dicembre dominato dalle preoccupazioni per la diffusione della variante Omicron del Covid 19. La variante geopolitica è di nuovo tornata sulla scena con la grave crisi che ha colpito il Kazakhstan, la più importante delle repubbliche ex sovietiche a cerniera tra Russia e Cina, che è anche il più rilevante paese rivierasco del Mar Caspio, dove si affaccia l’Azerbaijan, che ha assunto un grande ruolo nell’approvvigionamento di petrolio e gas per l’Unione Europea e l’Italia, e dove si sono manifestati segnali di scontento. Esaurita la fase più acuta della crisi kazaka con la dura repressione dei moti di piazza resta da vedere che contorni assumeranno il ritorno alla normalità ed i rapporti con la Russia impegnata ad aumentare la sua influenza in tutta l’area. Nel Kazakhstan, ricco di materie prime necessarie per la produzione di batterie e altri componenti indispensabili per la transizione energetica, molti investimenti sono adesso a rischio mentre la crisi Ucraina appare sempre più minacciosa sul piano politico ed energetico, In queste situazioni, anche senza arrivare alla mancanza fisica di prodotti, i prezzi tendono ad aumentare sostenuti da acquisti speculativi e precauzionali. Alla rapida rimonta del prezzo del petrolio hanno contributo gli ultimi dati di fonte EIA DOE sul sistema petrolifero americano interessato da un processo di riduzione delle scorte di greggio, sia commerciali sia di prodotti che non può non contribuire alla tenuta delle quotazioni in un quadro di arretramento della produzione interna. Per quanto riguarda il lato domanda, tornata sopra i 20 milioni di b/g, si osserva una tendenza al recupero che ha interessato in particolare il carburante per aviazione e gli “altri prodotti”, impiegati in buona parte dall’industria, e che forniscono una indicazione del clima economico. In questo contesto la media settimanale del Brent si è attestata ben sopra gli 80 $/b a quota 84,6 $/b con un aumento del 5,1 %, mentre in chiusura di settimana la quotazione è stata di quasi 87 $/b livello mai toccato nel corso del 2021. Un segnale da non trascurare. Il WTI, dal canto suo, si è portato sempre in media settimanale a 81,6 $/b e a quasi 84 $/b nella seduta di venerdì. In tal modo il fenomeno del caro energia, che sta colpendo in modo particolare l’Europa, ha cessato di essere trainato dal gas naturale, che ha oscillato intorno agli 85 EURO/MWh, per lasciare il posto al petrolio. Una staffetta molto pericolosa. Complessivamente il prezzo medio mensile dei due idrocarburi nella prima metà di gennaio, pari a 116 $/barile, anche se inferiore ai livelli record di dicembre, pari a 140 $/barile, rimane comunque a livelli tali da generare un forte spinta inflazionistica; a giugno questo valore era infatti pari   a circa 64 $/barile. Sul mercato dei prodotti, anche nella seconda settimana del 2022, i prezzi sono risultati in aumento sino a tornare a livelli   di allarme. La quotazione della benzina è stata di 791,75 /t, con incremento del 2,9 % rispetto alla precedente ed il ritorno ai livelli di inizio novembre. Il diesel si è portato a 753,8  $/t  in aumento del  4,9 %. La tensione su questo prodotto è anche sottolineata dalla quasi scomparsa del differenziale tra diesel e gasolio riscaldamento. La quotazione dell’olio combustibile, a basso tenore di zolfo, si è collocata a 538,9 $/t con un aumento del 3,7 % sempre collegato alla maggiore competitività con il gas; l’olio c.  ad alto tenore di zolfo è stato quotato 455,3 $/t, con un aumento del 3,4 %. Il differenziale tra i due prodotti è salito a 83,6 $/t Gli aumenti dei prezzi dei prodotti pur sensibili sono stati inferiore a quelli del greggio e questo si è ripercosso negativamente sui margini di raffinazione che sono arretrati rispetto a quella precedente. Con riferimento ad un greggio tipo Brent lavorato a TRC, il margine di raffinazione, in media settimanale, si è attestato intorno ai 3,6 dollari per barile; un greggio tipo URAL tornato verso i cinque i dollari per barile; quello su un greggio tipo Iranian Heavy, si è riportato vero i 2,5 dollari per barile.  

Vittorio D'ermo - Articolo pubblicato su Quotidiano Energia del 17 gennaio 2022

Vittorio D'Ermo è Economista dell'energia; Consulente e pubblicista su temi di energia e ambiente; Docente e Professional Fellow WEC Italia. È stato Vicepresidente e Direttore dell'Osservatorio Energia di AIEE - Associazione Italiana Economisti dell'Energia.